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LA FOTO DI ACIREALE

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2009 13:01
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09/06/2009 13:01

Le considerazioni del ricercatore e socio CISU Pietro Torre
a cui si deve il rinvenimento di questa singolare foto

Nella tarda mattinata del 28 marzo 1972 una comitiva di studenti del I° e II° liceo scientifico di Milazzo (ME) in gita scolastica sostò, fra gli altri posti, nella Villa Belvedere comunale di Acireale (CT). Qui la ragazza ritratta, una studentessa allora 17enne, individuato un angolo con una siepe ricca di iris viola fioriti, pensando che avrebbero potuto ben accostarsi al colore, anch'esso viola, della gonna che indossava e credendo di aver montato sulla macchina fotografica che si era portata dietro (una Ferrania) una pellicola a colori, chiese ad una compagna di scattarle alcune foto ricordo, tra cui quella in questione che riproduciamo ancora una volta, oscurando per ovvi motivi di privacy il volto della ragazza ed evidenziando il particolare che la rende a dir poco curiosa.
Di quel particolare (dove pure abbastanza agevolmente si ravvisa la figura a mezzo busto e posta di profilo di un'entità trasparente di bassa statura: una sorta di gnomo con il volto peloso, le orecchie a punta, il muso allungato quasi scimmiesco, gli occhi scuri a triangolo, vestito con una giacca fornita di una grossa tasca sul lato sinistro e con in mano una sorta di "pistola" puntata verso la ragazza) però nessuno si accorse quando il rullino venne sviluppato (quasi superfluo precisare che nel momento in cui la foto venne scattata, nessuno degli astanti notò nulla di anomalo) e la foto, insieme alle altre, finì nel fondo di un cassetto finchè, alcuni anni dopo, non venne tra le mani dello studioso Pietro Torre (amico della studentessa ritratta) che al contrario rimase subito colpito dalla strana sagoma semitrasparente visibile sullo sfondo della siepe, al punto da farne oggetto di un carteggio con il Giornale dei Misteri che nel 1974 pubblicò la foto sul proprio n.39.
Tuttavia, passato il primo momento di legittima curiosità e non potendo del resto in alcun modo approfondire la questione, la foto venne nuovamente dimenticata, fino alla sua recente riesumazione avvenuta alla fine degli Anni '90 ed in cui si inserisce anche la nostra ricerca, che ha offerto ai nostri lettori lo spunto per una riapertura del dibattito sulla sua natura.
E' per rispondere alle numerose domande che su di essa sono pervenute che Pietro Torre ha predisposto questa sua memoria in merito al caso:

“Qualche ricerca recentemente effettuata con il supporto di esperti di fotografia e con dei sopralluoghi nella zona mi ha permesso di approfondire qualcosa sul documento in questione, sul quale abbiamo due elementi certi:
- non fu un montaggio, un trucco o una burla
- non abbiamo il negativo visto che si è perso essendo stata scoperta l'immagine misteriosa solo nel 1974
Precisato questo, vorrei innanzitutto riportare le opinioni dei fotografi da me consultati e che, come vedremo, sono risultati tra loro in contrasto. Infatti, due di essi, i signori Calafato e Gasparro, hanno optato per l'ipotesi doppia esposizione, mentre un terzo, il sig. Piccione (che pure aveva ritenuto falsa la foto di un presunto UFO scattata nella primavera del 1978 a S. Lucia del Mela) ha invece espresso la possibilità che l'entità ripresa ad Acireale fosse "reale". Il Piccione però mi ha anche raccontato di aver visto da ragazzo nell'interno del castello di Milazzo, in un prato, un "folletto" in bianco e nero e questo suo vissuto personale potrebbe forse averlo indotto, inconsapevolmente, a ritenere reale l'entità che si intravede nella foto. Per un quarto infine, il sig. Ottanà (che ben conosciamo e stimiamo quale abile fotografo) quella foto è qualcosa di eccezionale e l'entità ripresa era reale: non era di certo visibile ad occhio nudo, o almeno non fu vista sicuramente dalle 2 ragazze, la cui tranquillità tutto lascia pensare fuorché il sapere di essere così vicine ad un... fantasma!
A queste considerazioni io vorrei aggiungere le mie personali, relative in particolare al fatto che nella foto, oltre, diciamo, al "personaggio misterioso principale", sono chiaramente visibili delle macchie biancastre, per lo più informi, qualcuna vagamente assimilabile ad un volto, ed almeno una specie di viso localizzabile sul ginocchio sinistro della ragazza. Questo avvalorerebbe l'ipotesi della doppia esposizione. Inoltre vorrei segnalare la presenza di un grandissimo albero frondoso posto a sinistra della ragazza (non inquadrato, ma da me rilevato di persona nel corso di due sopralluoghi effettuati uno con la ragazza stessa il 2 marzo 1974 ed un altro per conto mio) che proiettava (come ho potuto constatare) il suo gioco di luce filtrata proprio nell'area dove veniva scattata la foto, ad un'ora prossima al mezzodì.
Quel che voglio dire è che sicuramente si determinarono dei giochi di ombra-luce che hanno inciso sulla foto dove venne a crearsi sia una sintesi reale degli effetti, sia una sintesi apparente nel nostro occhio. Infatti, osservando attentamente la sagoma con una lente di ingrandimento, si vede chiaramente che ogni particolare, staccato dal contesto, non ha niente a che vedere con quello che poi sembra essere nell'immagine assemblata. Il viso dell'entità ad esempio si sdoppia creando una specie di viso minore, le presunte corna sulla testa diventano semplici ramoscelli. L'unico elemento che pare inconfondibile è quel lungo anomalo braccio (anche questo però sembra inglobare un braccio minore) e quello strano arnese in mano tipo pistola.

Ebbene, io credo che almeno tre effetti si siano sovrapposti:
- un primo causato da una doppia esposizione per difettoso funzionamento della macchina (cioè due immagini impresse per inceppamento della pellicola su uno stesso fotogramma);
- un secondo determinato dalla presenza delle fronde del grande albero di cui ho detto e attraverso il cui fogliame vennero proiettati nell'area oggetto dello scatto i giochi di luce-ombra;
- un terzo, risultato di un mix tra l'effetto di sintesi reale (cioè ci sono nella foto cose diverse che sembrano formare un unico corpo) e quello di campo (il nostro occhio sintetizza ed attribuisce aspetto antropomorfo
a cose che in realtà sono separate e separabili grazie al potere risolutivo di una semplice lente).
Una conferma di quanto affermo potrebbe essere costituita da altre foto scattate in quello stesso angolo della villa e nelle quali spesso delle foglie larghe sembrano simulare delle forme di viso, per giochi particolari di ombre-luci.
Certo, è innegabile che la coincidenza di tante cause non è un evento frequente, ma d'altra parte fotografare un'entità invisibile (fantasma, ET, gnomo o similare) lo è di certo ancor meno.
Il mistero è in buona parte svelato, ma ci soddisfa davvero la spiegazione? A me resta il dubbio che qualcosa da chiarire ci sia comunque ancora e soprattutto mi chiedo cosa sarebbe spuntato se il rullino fosse stato a colori, come sarebbe dovuto essere nelle intenzioni originarie della proprietaria della macchina fotografica”.



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