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UFO E PARPSICOLOGIA

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2009 16:01
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09/06/2009 16:01

Alcune ipotesi formulate dalla parapsicologia per spiegare determinati fenomeni potrebbero ben adattarsi anche al campo ufologico

L'accostamento tra fenomeni paranormali ed ufologici non è certo tema nuovo agli appassionati dell'uno o dell'altro settore. Su di esso hanno infatti disquisito e scritto negli anni passati diversi altri studiosi e si può dire che non ci sia pubblicazione specializzata su questi argomenti che presto o tardi non se ne sia occupata.
Forse però non tutti immaginano a quanto indietro nel tempo risalgano i primi accostamenti tra i due filoni di ricerca; una scoperta che anch'io ho fatto casualmente mentre, impegnato nell'ambito dei progetto Operazione Origini, svolgevo delle ricerche in biblioteca sul Giornale dell'Isola, un vecchio quotidiano catanese degli Anni '50, tra le cui pagine ho rinvenuto il seguente breve articolo non firmato, pubblicato in data 27/11/54 col titolo "Dischi volanti e Fantasmi".

"Le frequenti notizie di cosiddette apparizioni di dischi o piatti volanti hanno costretto gli astronomi ed i fisici dotati di grande esperienza in fatto di illusioni ottiche ad esaminare centinaia di testimonianze per interpretarle secondo le leggi della fisica.
E' però possibile che in certi casi siano plausibili altre spiegazioni che non rientrano affatto nel campo della fisica, ma in quello della psicologia. I dischi volanti dopo tutto appartengono semplicemente alla famiglia dei fantasmi. I buoni fantasmi dei vecchi tempi hanno provocato negli ultimi anni degli studi che in generale non cercavano di spiegarne il mistero con la teoria di illusioni ottiche, cioè con fenomeni pertinenti alla fisica, quanto invece con spiegazioni di natura psicologica.
Una dozzina di anni fa venne pubblicato in merito un curioso volume di Tyrrel, del quale è uscita recentemente un'edizione postuma. Un'affermazione interessante di questo libro è fra le altre che l'autore, dopo aver studiato con cura un grande numero di testimonianze, dichiara di aver rilevato che le narrazioni in merito ai fantasmi presentano tutte un certo numero di caratteristiche comuni.
Si direbbe quasi che queste apparizioni obbediscano ad una legge naturale che, come dice giustamente l'autore, può essere soltanto psicologica. Essa riflette il fatto che i testimoni, benché vissuti in epoche differenti, attraversano gli stessi stati mentali.
Le apparizioni quindi non sono necessariamente delle invenzioni. Si tratterebbe secondo Tyrrel di allucinazioni la cui relativa regolarità tradisce la costanza del sistema nervoso, che, anche durante momenti di squilibrio, obbedisce a leggi fisiologiche".

Sembrerebbe di poter desumere quindi che l’autore dell’articolo sul “Giornale dell’Isola” fosse convinto della comune origine di UFO (o più semplicemente "dischi" o "piatti volanti, come allora venivano ancora chiamati) e Fantasmi, direi al di là di ogni ragionevole dubbio.
Una convinzione che invece io non mi sento affatto di poter condividere con la stessa fermezza, nutrendo qualche dubbio e conservando qualche riserva sulla fondatezza dell'assunto di base circa la specularità UFO-Fantasmi. Infatti, pur avendo io stesso in passato sottolineato il fatto che tra i due fenomeni vi siano - soprattutto in relazione alla casistica degli incontri ravvicinati del 3° tipo - delle evidenti somiglianze, non ritengo affatto provata l'evidenza di un loro legame. Ancor meno se pensiamo alla loro diversità culturale, consistente nel fatto che l'uno è proiettato al futuro sottintendendo l'idea dell'esistenza di civiltà extraplanetarie alla nostra e più progredite della nostra, mentre l'altro si volta a guardare al passato, presumendo per i defunti la possibilità di un residuo di energia psichica in grado di renderli talvolta manifesti alla nostra realtà dimensionale.
Il fenomeno UFO è inoltre molto più articolato e complesso: presenta molti aspetti, molte facce e diverse sfumature che, abbracciando differenti tematiche, spesso finiscono per delineare veri e propri filoni di ricerca indipendenti l'uno dall'altro.
Tuttavia è pur vero che per certi tipi di avvistamenti determinate spiegazioni possono avere buon gioco sia in ufologia che in parapsicologia. E' il caso, per esempio, dell'ipotesi allucinatoria, che ha per centro l'uomo e che si propone di dare ragione di certe apparizioni di carattere soggettivo.
Premesso che col termine "apparizioni" si possono comprendere tutte quelle forme apparentemente percepite "visivamente" da un soggetto, senza che esse abbiano un riscontro oggettivo nella realtà, è ragionevole ritenere che tali visioni allucinatorie possano avere varie motivazioni, e senza andare a finire nel patologico puro si può dire che una loro genesi psicologica inconscia è possibile.
Nel suo libro "Su cose che si vedono nel cielo", Jung affronta proprio questo argomento, riferendo una serie di episodi storici atti a dimostrare come quasi ogni epoca storica abbia avuto il proprio particolare clima psicologico che, in corrispondenza all'attesa di molte persone, rivolta verso un avvento di carattere magico-religioso, ha dato luogo ad "apparizioni" anche di tipo collettivo. E' evidente che ci riferiamo al solito vecchio discorso sulla attuale carenza di riferimenti etici e spirituali "concreti" che spinge molti a dirigere altrove le proprie aspettative, verso qualunque forma di aiuto personale o collettivo possa giungere dall' "alto", cioè dal cielo che la mente trasforma simbolicamente in un luogo magico dal quale può venire la salvezza, è che siamo certi di poter collocare alla base del movimento contattistico, almeno di quello sincero.
Un fenomeno diverso, anche se ugualmente generato a livello psichico profondo, sarebbe invece quello dell'eventuale "proiezione" all'esterno di forme simboliche interiori riferite ad oggetti (o tramiti) di salvazione, od almeno di rottura di uno stato di cose considerato deludente, frustrante, doloroso.
In questo può giocare un'ampia parte il "contagio psichico" per cui, sulla scorta dei racconti di avvistamenti di UFO, schiere di persone, normalmente equilibrate, possono "vedere" oggetti volanti inesistenti, soltanto perchè la suggestione di tali racconti ha messo in moto nel profondo del loro psichismo il fenomeno "proiettivo" od allucinatorio, in armonia con le esigenze psicologiche e morali indicate prima.
E’ la cosiddetta "psicosi di massa".
Decisamente più azzardata, anche se teoricamente accettabile, è l'ipotesi psicometrica. Nel nostro caso si tratterebbe di "psicometria d'ambiente", attuata da soggetti sensitivi in grado di captare, sempre nello spazio celeste, fatti storici riferiti ad un passato anche lontano e che possono avere avuto anche scene popolate da oggetti volanti. Tale ipotesi non potrebbe però applicarsi che a pochissimi casi riferiti da persone persone isolate, tranne che si debba parlare di "allucinazione telepatica'' dovuta al sensitivo psicometra nei confronti di altre persone vicine a lui, nel luogo della percezione paranormale di scene di altri tempi.
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